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martedì 30 dicembre 2008

La Madre della fede

…la festa di Capodanno è carica già per conto suo di simboli emotivi e culturali che in ogni popolo e civiltà segnano una consapevolezza sempre più intensa del passare inesorabile del tempo, come a dire che la vita dell'uomo sulla terra ha una scadenza, a cui ci avviciniamo inesorabilmente, tra nostalgia del passato e speranza per il futuro. E dappertutto sono sorti riti, cerimonie, gesti simbolici più o meno sacralizzati dalla tradizione, per manifestare questi sentimenti, paure, attese, auguri. La liturgia più antica celebrava in questo giorno il ricordo della circoncisione e dell'imposizione del nome di Gesù (Salvatore), con Maria e Giuseppe, ufficialmente nel Tempio, otto giorni dopo il Natale, come si racconta nel Vangelo di Luca.Più recentemente la Chiesa ha messo tutto questo carico di storia e di futuro sotto la protezione di Maria, Madre di Dio, che appunto è la più coinvolta, per tutti noi, nel mistero del Dio fatto carne, che è il cuore della nostra fede.

nato da donna: ricominciare dalla Madre!

…per capire come "ha brillato il volto di Dio" sul mondo, cosa "ha detto" la sua Parola "benedicente" nella storia, per i cristiani vuol dire, forse, che bisogna ricominciare il racconto da Maria, il luogo umano in cui Cristo si è fatto uomo, come è detto nelle lapidarie parole di Paolo: Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge. Donna e legge sono la matrice del giudeo credente: la donna lo inserisce nella catena generazionale del popolo eletto; la legge lo plasma secondo l'alleanza stipulata coi padri. Dio non poteva infatti "toccare terra", se non tramite una donna, che l'accoglie, lo "capisce", lo concepisce, ne fa un "concetto umano", in questo mistero dell'incontro Dio/uomo, in cui il senso dei "verbi" esplode e ci rimanda dal piano biologico a quello psichico e affettivo, a quello mentale e spirituale… perché il seno di carne, il cuore degli affetti, l'intelligenza consapevole della mente diventassero il luogo di radicamento e crescita umana del Figlio dell' "Altissimo", in questa "piccola" donna riempita (letteralmente) di Grazia divina. Ma ricominciare da Maria vuol dire tornare al racconto dell'infanzia di Gesù secondo il vangelo di Luca, cioè imparare a leggere "teologicamente" gli avvenimenti che ci sono detti, cogliendo il senso profondo delle intenzioni di Dio nella storia – per imparare a rileggerli nella nostra storia di oggi.

Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

Il cuore, questo cuore pensante, è l'alveo della fede. In questa riflessione attenta fatta di amore e di intelligenza, in lei per prima si accoglie, si conserva e si elabora la nuova memoria teologica dei discepoli di Gesù, che registra e indaga gli eventi di salvezza, che avvengono dentro di lei e attorno a lei e segnano ormai l'arrivo della "pienezza del tempo", il tempo in cui Dio ha trovato finalmente chi lo ascolta. Era inevitabile che "i padri" vedessero in lei riassunti e verificati tutti i simboli, le categorie, i vari personaggi profetici che, come dirà Gesù, si riferivano a lui – ma sono passati attraverso di lei, sua madre nella testa e nel cuore.

Cosa pensava "nel suo cuore", mentre gli eventi le sconvolgono la vita? Tutto in lei converge a capire cosa significhi l'avvenimento che le era stato annunciato (concepirai e darai alla luce un figlio… Figlio dell'Altissimo!). Ma chi le insegna a capire, come riporta accuratamente il racconto di Luca, sono i più poveri che ha intorno, quando reagiscono agli eventi, guidati dallo Spirito! La prima è Elisabetta coinvolta anche lei nell'ombra della grazia del Natale, che le dice: beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore ha detto. E quindi conferma Maria nella sua totale consegna di obbedienza di fede al Signore, come aveva risposto all'angelo: avvenga per me secondo la tua parola! Ma subito dopo, è attenta testimone di… "tutti coloro che udivano (le cose capitate in casa di Zaccaria) e le custodivano in cuor loro, domandandosi: che sarà mai questo bambino"? Anche lei impara a fare così: confrontava tra loro, nel suo cuore, gli eventi che viveva e cercava di capirne il senso (Lc 2,19: … da parte sua, custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore; 2,51: sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore!)

La LUCE sui pastori: la dinamica della fede

Anche i pastori erano stati avvolti da una improvvisa annunciazione di angeli, in un'esplosione di luce – a segno (e sacramento) del rifulgere in loro (tra gli impuri, gli ultimi della società!) del mistero che si manifestava nella storia. Quando gli angeli se ne vanno, e si spengono le luci, i pastori si parlavano: Andiamo verso Betlemme e vediamo questa parola/fatto. Comincia la dinamica fertile della fede cristiana: dal pensiero illuminato alla progressiva trasformazione dell'agire… E così questi reietti, sorprendentemente prediletti, "in fretta" se ne vanno, assumendosi la responsabilità delle conseguenze della luce che Dio ha fatto loro conoscere. E che fanno? Trovano Maria, Giuseppe e il bambino nella mangiatoia E vedendolo hanno un'ulteriore comprensione del fatto/parola che era stata loro detta (evangelizzata), in ordine al bambino. E ancora vanno a comunicarla – e comunicandola la rinnovano in sé e ne gioiscono!

… È questa, dunque, la dinamica evangelica che avviene in Maria e attorno a lei. In proporzione alla nostra fede ‑ che è "accogliere e serbare in cuore, domandandosi il senso di ciò che avviene…" ‑ il mistero che celebriamo diventa di un'attualità nuova nell'intimo dei noi stessi e nella chiesa. Ed allora avviene che questo mistero ci spinge fuori da noi stessi, per trasformarci progressivamente, per ottenere maggiore coinvolgimento delle nostre facoltà, della nostra conoscenza e delle nostre opere (con quanta resistenza e fatica e rifiuti… lo registra la segreta biografia spirituale di ognuno). Questa pagina, come tutto il racconto dell'infanzia di Gesù nel vangelo di Luca, ci fa da traccia e insieme dà conforto per capire il processo di umanizzazione nuova a cui il discepolo del Signore è chiamato, nella dinamica della sua esistenza cristiana, cioè cosa vuol dire in concreto per lui la rivelazione, l'incarnazione, l'irruzione, insomma, di Dio nella nostra storia! Maria, madre della fede, ci ha aperto questa nuova via di umanità e ci accompagna su questa strada.

Il SEGNO dato è di una esiguità estrema

Allora come ora, il gesto, il segno o l'evento che ci smuove è, in genere, povero e tanto insignificante, che prende rilievo soltanto dalla luce improvvisa di prima, quando ci ha mosso. Comunque sia la storia di ognuno, fatta sempre di dolore e gioia, speranza e peccato mescolati insieme, una luce ci ha illuminati e attratti tante volte, per un istante,… ma adesso questa luce non c'è più! I pastori l'avevano accolta con gioia e se ne erano lasciati illuminare e com/muovere… ma non c'è più! Così Maria nella sua vita nascosta! Siamo tornati nella penombra del quotidiano feriale, e ce ne è rimasta solo l'impronta e la memoria. O anche una sorta di verifica: vedono il bambino nelle condizioni descritte. Ma questa verifica parla solo a chi ha custodito nel cuore la memoria della luce, con attenzione amorosa a ciò che aspettava e l'ha mosso. Altrimenti non significa niente, o comunque non cambia la vita.

Cos'è il mistero della fede? Scintille intermittenti (Dossetti)…

Il dono di questa luce "di fede" avvolge il fondo più intimo del nostro essere umani… dove siamo generati non dalle nostre opere o dai nostri buoni propositi, ma dallo Spirito. Noi lo crediamo anche se è difficilmente percettibile, data la coriacea consistenza e la vischiosa lentezza della nostra carne, che teme soprattutto di dover morire… Ma di questa luce "che rifulge in terra tenebrosa" possiamo avere in qualche momento esperienza, se facciamo attenzione alle sue scintille fioche e molto intermittenti: incontri, sofferenze, gioie… riconoscenza! Esperienze che ci riportano al senso della vita nel riferimento a Gesù e al suo vangelo, nell'attenzione affettuosa alla sua presenza, da accudire e custodire gelosamente, altrimenti le scintille si perdono, e ne rimane solo il dato materiale, non parlano più. Infatti, che un segno sia leggibile in modo positivo e smuova il nostro cuore è solo in rapporto alla luce essenziale della fede, rappresentata in noi da queste scintille successive, da queste esperienze profonde, ma incatturabili e indimostrabili e tuttavia vere e sentite nel fondo dell'animo, a indicare (sempre con qualche trepidazione) la presenza misteriosa dello Spirito Santo, in proporzione, appunto, ai frutti dello Spirito: se cioè ci aprono il cuore e la mente a seguire la via del Signore… Possiamo solo riceverle e custodirle, tentare di rendere queste scintille più continue tra loro attraverso atti singoli di fede, operazioni concrete di obbedienza (andate… sono andati! In fretta!). I nostri sforzi di assenso alla fede, piccoli atti di consegna di sé nelle minuscole vicende quotidiane, talora seguono, talora anticipano, con un colpo d'ala interiore, la convinzione. Piccoli gesti concreti che, se moltiplicati in un tessuto continuo, saldano l'una all'altra queste scintille e ci danno, pure nelle tenebre, una certa continuità nell'esperienza di fede, nel cammino della vita. È appunto il riferimento a questa luce, conservata con lucida e intelligente memoria affettuosa, che rende i segni percettibili, se no si vanificano… Quello che rimane e ci trasforma è il momento di fede che avremo vissuto nella nostra vita, la capacità di accumulare e condensare atti di fede, magari piccolissimi, uno dopo l'altro, giorno per giorno, che rendono sempre più vera e conseguente l'esperienza del mistero di Gesù, che abbiamo in cuore… Per diffonderlo attorno a noi nella esperienza mite ed umile di cui parla Paolo: che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!

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