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mercoledì 24 dicembre 2008

Se Dio, per farsi Dio, si fa uomo...

Buon Natale a tutti, Buon Natale a voi che siete presenti e siete venuti qui a cercare un po' di pace vera, un po' di tenerezza pura, un po' di gioia nuova, un po' di festa che duri anche quando questa è finita…

E portate anche il Buon Natale di Dio a chi non ha potuto venire, perché forse qualcosa o qualcuno glielo ha impedito, o forse perché oramai alla pace non ci crede proprio più.

Ma anche per loro e per noi tutti oggi, stanotte, è pace: pace sulla terra tutta agli uomini che egli ama, non: agli uomini di buona volontà, perché di uomini di buona volontà ce ne sono forse sempre meno (ricordate la domanda? Quando il figlio dell'uomo verrà sulla terra, troverà ancora la fede-la speranza?), ma gli uomini che Dio ama, crescono ogni volta che sentiamo un nuovo vagito.

Pace quindi agli uomini tutti, perché tutti egli ama: questa è la Gloria di Dio nel più alto dei cieli e nel più profondo degli abissi della terra. Ma una pace vera, una pace nuova, una pace viva, una pace non come la dà il mondo, ma come la sa dare solo Dio. Non quella pace che sappiamo darci anche noi, ma una pace umanamente impossibile e che col trascorrere degli anni forse neanche noi riusciamo più a desiderare. Quale è questa pace? È la pace tra ladro e derubato, pace tra assassino e ammazzato, pace tra tradito e traditore, pace tra la preda e il predatore, pace tra ricco e povero, pace tra eterosessuale e omosessuale, pace con chi non riesce a nascere, pace con chi non riesce a morire… Pace tra destra e sinistra, pace tra il credente e l'eretico, pace tra il vivente e il morente…

Pace tra Dio (sempre più diverso da come lo vogliamo) e l'uomo (sempre più diverso da come lo vuole Dio)… Pace nel cuore di ciascuno. Ciascuno se lo dica: pace tra me e me, pace tra ciò che io sono realmente e cioè che io sogno di essere e non riesco ad essere…

Come trovare questa pace, come trovare la luce in queste tenebre? Non ci sono soluzioni magiche… Dobbiamo fare come i pastori, obbedire all'annuncio che l'angelo anche a noi stasera rivolge: «troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
Troverete: Trovare è il verbo in cui trova riposo la fatica del verbo cercare. Solo alla fine del cercare si trova il riposare. Forse abbiamo smesso di cercare, e abbiamo certo le nostre più che buone ragioni per aver smesso. Ma in tutta la Storia sacra risuona un ordine, proprio quando noi ormai non ne abbiamo più voglia: alzati e cammina, alzati e cerca, alzati e trova… Non è il momento di riposare, riposeremo! Ora alzati e cerca!

Cercare cosa? Cercare, non qualcosa di strano o di raro o di prezioso o di fenomenale o di miracoloso, ma cercare quanto di più quotidiano: un uomo e una donna obbligati dalla prepotenza umana e dalla sua mania di grandezza, a un viaggio che non volevano fare; cacciati da un alloggio umano e costretti a rifugiarsi in un ricovero dove trovavano riparo le bestie: le pecore e capre, in italiano si chiama ovile; ma se fossero maiali in italiano si direbbe porcile: cambiano le parole ma il risultato non cambia… Sembra di vederli quei viaggiatori forzati di clandestini stipati come bestie, sembra di vederli quegli uomini e quelle donne anche italiani, forse anche in parrocchia, a cui la vita, la storia, non ha dato la possibilità di vivere da uomini…

E se cominciassimo ad andarli a trovare? e se cominciassimo ad accoglierli in mezzo a noi?

E là in mezzo un bambino, avvolto in fasce e in una mangiatoia… Sappiamo che questa espressione è già un'allusione dell'evangelista Luca sul destino di questo bambino, morirà come nasce, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, e continua a donarsi nella mangiatoia dell'altare…

Un bambino appena nato, una donna e un uomo appena scacciati… Ecco cosa c'è da vedere, ma non con gli occhi superficiali della nostra avidità! Infatti quale miracolo? Nessuno! Quale segno? Apparentemente nessuno… proprio come la nostra vita, senza miracoli, senza niente di speciale, a volte persino banale… Ma se crediamo ai pastori che hanno creduto all'angelo… avremo anche noi modo di vedere, quello che nessun altro ha saputo vedere… In questa famiglia di Betlemme, nella nostra famiglia, in ogni famiglia, in noi, negli altri, in Dio: nel puzzo della nostra vita… come scintilla che si fa sempre più grande una gioia diversa illuminerà la nostra vita.

E allora scopriremmo le tante assurdità che si siamo lasciati mettere in testa…

Se Dio, nel farsi una casa, prende una stalla, scomoda e puzzolente, chi ci ha convinti che per essere uomini dobbiamo avere una reggia con tutti i comfort e i migliori profumi?

Se Dio, per farsi Dio, si fa uomo… perché noi uomini per farci uomini dobbiamo farci dio? Ecco la liberazione di questa notte: non dobbiamo fuggire quello che siamo per essere come Dio! Perché Dio non è lontano da noi, dalla nostra sete, dalla nostra miseria…

Mi direte, che appartiene al pensiero della tradizione cristiana, l'espressione che Dio si è fatto uomo per farci Dio. (Sant'Atanasio di Alessandria, De Incarnatione, 54, 3: SC 199, 458 (PG 25, 192) citato anche dal n° 460 del Catechismo della Chiesa Cattolica).

Già, ma quale Dio? Se l'uomo vuole lasciarsi fare Dio da Dio, deve lasciarsi fare Dio come Dio si fa Dio. Non è uno scioglilingua è qualcosa che scioglie il cuore in una gioia che non ha mai fine. Perché Dio, nella storia, si fa Dio così: si lascia avvolgere in fasce, adagiare in una mangiatoia, in una stalla per animali. La nostra storia e quella di Dio, da stanotte, cominciano a coincidere!


3 commenti:

Danila ha detto...

E' il discorso più bello che abbia mai letto riguardo il Dio fatto uomo!! Non ho altro da aggiungere...hai già detto il massimo! Danila

Mario ha detto...

Esagerata!

Danila ha detto...

Non ho l'abitudine, caro Mario, di effondermi in superlativi. Le rare volte che lo faccio, è quando la mia anima, la mente ed il cuore sono stati colpiti e fulminati!! Quindi accetta "umilmente" le mie esagerazioni!! Sei forte, lo so e lo sai anche tu!! Buon anno

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