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domenica 25 gennaio 2009

L'Educazione è cosa del cuore


Dalle Lettere di san Giovanni Bosco

Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi

ed obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù che fu, sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forze e per compiere un dovere.

Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande ve­rità! È certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava San Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.

Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.

Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci qua si al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l'aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti ed umili di cuore (Mt 11,29).

Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell'animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l'avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.

In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall'altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.

Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è padrone, e noi non potremo riu­scire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.

Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di Colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell'educazione della gioventù.

8 commenti:

Mario ha detto...

Bellissima, grazie, la conoscevo certo, (è offerta alla meditazione comune durante l'ufficio di letture)...
Mi sto convincendo sempre di più che non si può educare trasmettendo paura, ricattando sotto la minaccia di una punizione... avremmo delle persone che da grandi saranno deboli davanti a ogni forma di ricatto (economico, affettivo...) che minacci una sofferenza (economica, affettiva, fisica, ecc)...

Paradossalmente dovremmo insegnare ai nostri figli a saper disobbedire ogni volta che qualcuno li vuole obbligare a fare qualcosa con la violenza...
Più o meno così: "Senti, se mamma o papà o chichessia, ti dà una sberla per obbligarti a fare qualcosa: tu disobbedisci! Obbedisci solo a chi ti sa dare ragione dei propri consigli"...

E con dei piccoli? Bha! io ho scoperto che più sono piccoli e più sanno capire le ragioni vere di ciò che si chiede loro... Basta sapergliele spiegare... Ma la fretta ci uccide... e ci fa uccidere coloro che amiamo...

danila ha detto...

Come è ancora attuale il metodo educativo di Don Bosco! Purtroppo, spesso capita che i genitori, esasperati dai troppi capricci dei figli, alzino la voce in modo isterico, scaricando così la loro stanchezza ma spaventando i figli. Ci sono passata anch'io, e lo ammetto pubblicamente. A mente serena è molto facile dispensare consigli, anche a sé stessi (la prossima volta gli spiego con calma che quella cosa non si deve fare ed il motivo per cui non la si fa, ecc.) Ma la prossima volta l'insistente richiesta, o la disobbedienza, o qualsivoglia errore del figlio da correggere, ci logora di nuovo i nervi. Perciò è indicativo e provocatorio il consiglio di Mario riguardo alla "disobbedienza". A me è successo qualcosa di inverso. Troppo apprensiva nei confronti dell'ultimo figlio, nato 10 anni dopo il secondo, gli impedivo di andare in bicicletta, di pattinare, di fare qualsiasi cosa che potesse causargli una caduta, quel mio troppo amore aveva inibito il bambino che era ubbidientissimo, dolcissimo ma.....balbettava. Così, prima che iniziasse la scuola dell'obbligo, lo portai da una psicologa per capire il motivo li questa balbuzie, visto che la logopedista aveva escluso ogni difetto costituzionale. Mio figlio è guarito quasi subito, ma è dipeso dalla diagnosi della dottoressa la quale, presenti il bambino e me, ha detto a mio figlio: quando la mamma ti dice "attento quì, occhio là, non fare questo perchè ti fai male" tu le rispondi di piantarla, che se ti sbucci il ginocchio metterai il cerotto. Quì ho semplificato il discorso, ma la conclusione è che da allora, fino ad oggi che è già laureato, mio figlio mi risponde male anche quando non ce n'è motivo, mi comanda a bacchetta e, soprattutto, non mi ascolta. Ora mi chiedo: era meglio che continuasse a balbettare? Scherzo, ma vorrei un vostro parere in merito.

'ntonia ha detto...

Rileggere oggi queste parole mi induce alla malinconia. Perchè non le ho ascoltate prima? Sono prioprio lontana dall'agire, da tutti quegli atteggiamneti di mitezza.... ma io i mei figli li amo lo stesso, come posso, come riesco.Farò ancora in tempo a far capire loro quanto li amo, anche se sono già adulti?
Lo spero.

danila ha detto...

Cara 'ntonia, anch'io li amo molto, e credo che riusciamo a far capire il nostro amore con la nostra presenza, il nostro ascolto, il nostro servizio in prima linea, ma anche dicendoglielo. Io lo faccio spesso, sono i miei tre moschettieri!!!

Mario ha detto...

@'ntonia
Farò ancora in tempo a far capire loro quanto li amo, anche se sono già adulti?

Credo che lo sappiano, solo che lo esprimono da ...adulti!
Soprattutto credo che una volta capito lo sbaglio fatto, bisogna fare attenzione a non voler "recuperare" il tempo perduto... Non solo perché il tempo non "ritorna" ma anche perché anche il "troppo" affetto "uccide" l'amore... E comunque "amare per rimpianti" non è amore!

Martita ha detto...

sono d'accordo con Mario. Solo 'ntonia, non ti assilare troppo il cuore, Gesù ci regala una vita intera... ti pare poco?
Bisogna spenderla bene ovviamente :-)
Ti ricordo nella preghiera, con affetto
Marta

chia ha detto...

w don bosco!!!

ma provateci voi con 30 mostri di 12 o 15 anni per volta!!!

:o)

chia

'ntonia ha detto...

Tranquilli. Qui posso sfogarmi un pò! Con loro sono una che prende in giro ma che spesso li accarezza con lo sguardo, con le parole, con i gesti.
Però dentro, alcune volte, la malinconia mi viene lo stesso, cosa ci posso fare?
Grazie delle tue preghiere Marta, sei affettuosa, ma non merito tanto.
Ma non siamo un pò troppe donne con Mario?

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