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domenica 25 gennaio 2009

La Teoria dell'Attaccamento

Carissimi Amici… vi posto qui un pezzo scritto interamente da me. Essendo il primo articolo, che risale a circa un anno fa e che scrivo interamente per il web, vorrei il parere un po' di tutti voi… e… SIATE CLEMENTI!!

La Teoria dell'Attaccamento

Il termine “attaccamento” ha un significato generale e rimanda alla condizione di attaccamento di un soggetto: il sostenere che un bambino ha un attaccamento vuol dire che egli avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento, soprattutto in particolari situazioni. Secondo John Bowlby (psicanalista) l’attaccamento è un qualcosa che, non essendo influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo, si struttura nei primi mesi di vita intorno ad un'unica figura; molto probabile è che tale legame si instauri con la madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino, ma, come Bowlby ritiene, non sussiste nessun dato che avalli l’idea che un padre non possa diventare figura di attaccamento nel caso in cui sia lui a dispensare le cure al bambino. Con la crescita, l’attaccamento che si viene a formare tramite la relazione materna primaria o con un "caregiver di riferimento", si modifica e si estende ad altre figure, sia interne che esterne alla famiglia, fino a scomparire: nell’adolescenza e nella fase adulta il soggetto avrà maturato la capacità di separarsi dal caregiver primario e legarsi a nuove figure di attaccamento. Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppa attraverso alcune fasi e che possa essere di tipo "sicuro" o "insicuro". Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento, protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono. Il comportamento di attaccamento è stabile e profondo fino a circa tre anni, età in cui il bambino acquisisce la capacità di mantenere tranquillità e sicurezza in un ambiente sconosciuto; deve però essere in compagnia di figure di riferimento secondarie ed avere la certezza che il caregiver faccia presto ritorno.

L’importanza del legame di attaccamento.
Per Bowlby è molto importante che il legame di attaccamento si sviluppi in maniera adeguata, poiché dipende da questo un buono sviluppo della persona: stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si può imbattere durante l’età adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante l’infanzia. Secondo Bowlby il modello di attaccamento, sviluppatosi durante i primi anni di vita, è qualcosa che va a caratterizzare la relazione stessa con la figura di riferimento durante l’infanzia. Questo diviene successivamente un aspetto della personalità e un modello relazionale per i futuri rapporti. Rilevanti sono le difficoltà di sviluppo per i bambini che vivono fin dalla tenera età in istituti, di quanti vengono separati dalla figura di riferimento e di coloro che hanno a fianco un caregiver incapace di provvedere convenientemente alla loro cura…

Tutta questa teoria, proveniente dai banchi di scuola (dal mio banco di scuola) perché? Beh, cerco di spiegarvelo subito.

Questa teoria dell’attaccamento è stata ipotizzata e dimostrata da molti altri psicologi, Bowbly fu il primo, e devo riconoscere che tutti hanno sostenuto questa teoria con validi argomenti. Vi sembrerà strano, ma questo come può non rimandarci al nostro rapporto con il Signore? Siamo “attaccati” a Lui o no? Ne sentiamo il bisogno? Ci sentiamo disorientati se non lo percepiamo come prima? Il rapporto con il Signore non può non essere paragonato a quello della mamma con il bimbo. Ci sono delle differenze sostanziali però per noi… Ad esempio, se la mamma ad un certo punto scompare dagli occhi del bimbo, il bimbo piange, ma non tanto perché la mamma gli manca già, ma piuttosto perché non è ancora in grado di realizzare a livello cognitivo che la mamma può tornare (e lo farà si spera!). Ma a noi quando il Signore manca (partiamo da questa condizione, altrimenti cadiamo nelle sabbie mobili) siamo in grado di pensare che non se ne è mai andato in realtà? Non mi preoccupo del fatto che siamo in grado di pensare che il Signore torna… Lui non torna… il Signore non torna mai. Perché non se ne va mai!! Attaccamento vuol dire essere dipendenti dall’oggetto dell’attaccamento: il bimbo senza la mamma o qualcuno a cui è “attaccato” non sopravvive. Noi a volte sopravviviamo tanto bene… senza gli altri… addirittura senza il Signore. E ci illudiamo di essere delle isole quando invece siamo come tanti capillari di un’unica vena. A parte questo, non abbiamo mai pensato che anche noi siamo dipendenti da Lui? Ma non lo siamo perché lo vediamo come nell’Antico Testamento: se non lo esaudiamo, se non obbediamo ai suoi comandamenti, ci schiaccerà… assolutamente no! Siamo dipendenti dal Suo Amore!! Lui stesso dice di amarci: «Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato… Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare» (Os 11,1.4). E se Lo percepiamo meno, se ci sembra che non ci ascolti, che non prenda in considerazione i nostri desideri, i nostri bisogni, dobbiamo ascoltarlo per AMORE! Dico ascoltarlo, perché Gesù c’è tanto più nel silenzio che in tanti comizi elettorali. Il bambino a 3 mesi quando ha fame urla come se lo stessero trafiggendo con una lama e la mamma non può dire: “scusa, piangeresti un pochino più piano che sto facendo dell’altro?”… Allo stesso modo il Signore non lo chiede mai a noi. Non ci dice mai di non pregare proprio in quel momento che ha cosa ben più importanti da fare. Scherziamo??? Stiamo parlando di Gesù: “Come una madre consola un figlio così io vi consolerò” (Is 66,13). È pur vero che noi non siamo più bambini. E possiamo pazientare che il Suo progetto si svolga… su di noi, sugli altri, anche se non capiamo dove si debba arrivare. L’attaccamento è un processo necessario per la crescita del bambino e condizionerà tutta la sua vita. A questo punto immagino che ognuno di noi stia pensando: “Beh, da piccolo mia mamma mi ha voluto bene, sono cresciuto bene io…” Ma il problema principale non è questo. Ci abbiamo mai pensato che nella nostra mamma c’era il Signore mentre ci accudiva?… che pensieri impegnativi… eppure non c’è niente di più ovvio.
Perché preoccuparsi se il salmista dice:
Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia”? (Sal 130).

7 commenti:

danila ha detto...

Cara Martita, ho letto: bello il preambolo psico-pedagogico, utile per comprendere il discorso spirituale sull'attaccamento al Signore. Giuste le citazioni biblico-evangeliche....stupenda conclusione!! Dio è sempre presente dentro di noi, e quindi dentro nostra madre, il cui amore è strumento di quello immensamente più grande del Signore. Grazie per quanto hai condiviso con noi.

Cipo ha detto...

Cara Martita,
le teorie psicodinamiche sullo sviluppo affettivo credo siano utili in sede di psicoterapia, per aiutare a sciogliere dei nodi che sono "annodati" da tanto tempo. Oggi molte mamme acquisiscono nozioni di psicologia del profondo che non è possibile capire a fondo senza un'impegno di studio più accurato. Questo può portarle a caricarsi di un peso veramente insostenibile: ormai si dà per scontato che la salute psichica del futuro adulto dipenda esclusivamente dalle cure materne ricevute. Che responsabilità! Personalmente mi rifaccio alla teoria della mamma sufficientemente buona e, per quanto riguarda un discorso spirituale, preferisco mille volte pensare all'attaccamento di Gesù verso di me! Lui che è così dolce...
Grazie per questo spunto di riflessione, il mio è un punto di vista, non una critica. Ciao

Mario ha detto...

@Cipo: Benvenuta... e grazie per aver accettato di essere tra noi... ;o)

marcopino ha detto...

Bello spunto, martita. Mentre leggevo il tuo articolo mi veniva proprio in mente il salmo 130 e...eccolo alla fine!
Mi piace l'idea che ciascuno di noi possa condividere qualcosa a partire dalle proprie esperienze.
Benvuenuta Cipo!

Cipo ha detto...

Ciao a tutti. E' un piacere poter scambiare delle idee tra di noi.

Martita ha detto...

eh no cipo, troppo comodo!

Cipo ha detto...

Perché Martita? Non capisco in che senso. Mi sfugge qualcosa. Ciao...

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