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martedì 3 novembre 2009

Blind Justice

Quando la giustizia è cieca
Sentenza assurda di una giustizia più che bendata, cieca.
Qui non si tratta di fare un processo al cristianesimo o alla religione, come alcuni commentatori fanno. Perché altrimenti nessuna religione, nessun movimento "ideale" ne esce pulito: e che facciamo calcoliamo quello che si è macchiato di meno? Qui si tratta di dire se il simbolo di una religione può offendere la libertà religiosa altrui! Ebbene se la risposta è sì, come sostiene la Corte europea, si contraddicono i fondamenti della laicità di una stato, i fondamenti della stessa rivoluzione francese, i fondamenti del diritto moderno e della convivenza civile.
La risposta semmai dovrebbe essere un'altra: perché SOLO i simboli della fede cristiana? perché non anche quelli delle altre religioni presenti in una società?

Ci sarebbe poi una riflessione da fare sull'essenza della simbolica nella costruzione di un "corpo sociale": l'uomo (e la società) senza simboli muore o peggio se ne crea di peggiori... Ed è questo l'esito del laicismo occidentale alla francese... È sotto gli occhi di tutti che "il vuoto" viene sempre riempito e non sempre con il meglio!

23 commenti:

'ntonia ha detto...

Sai Mario, forse, noi ci ricordiamo del crocefisso come simbolo della nostra religione SOLO quando altri ricorrono alla giustizia. Ma quanti di noi, distratti credenti, lo cercano e lo ricordano, anche solo con lo sguardo, nei luoghi dove è affisso?
Allora, ci scandalizziamo, urliamo quando mettono il simbolo in discussione.
Ma, allora, quel simbolo cosa rappresenta per la cittadina ricorrente, per la corte europea, per il ministro, per ....... ?
E' vuoto, come affermi tu, riempito da cosa?

Mario ha detto...

Spesso purtroppo è riempito dal peggio: dai simboli celtici alle zucche di Halloween... che così innocui non sono! Per non parlare di svastiche e saluti romani... che certamente sono quanto di peggio il disumano esprime...

A mio avviso la gravità della sentenza della Corte europea (che non è organo della UE!) sta nelle motivazioni per quel che ci è dato di conoscere: «la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”» è quanto di più socialmente e giuridicamente aberrante si possa definire. Se avessero dato altre motivazioni potrei ancora capire (opportunità, necessità di esporre altri simboli di altre fedi…) ma fino a quando l’esposizione dei simboli religiosi di una religione saranno considerati un’offesa alla libertà religiosa altrui possiamo dire addio ad ogni speranza di tolleranza, comprensione e dialogo tra i popoli e i credo di ogni specie… È una caduta integralista di cui nemmeno un ateo può onestamente rallegrarsi! La laicità dello stato non passa nell’appiattimento al “minimo comun denominatore” delle “fedi” ma nella esaltazione di ciascuna in una armonica convivenza di cui si fa garante. In fondo la scelta di tipo francese di togliere ogni simbolo è la dichiarazione di sconfitta della laicità dello stato in quanto non riuscendo a far convivere le fedi le obbliga ad occultarsi in pubblico! Compito di uno stato laico autentico invece è quello di far emergere il sommerso e obbligare ciascuno a rispettare la fede e la simbolica dell’altro.

Per essere espliciti: nessun genitore ha il diritto di educare i propri figli al disprezzo della religione (in tutte le sue forme) altrui! Nessuno ha il diritto di sentirsi leso nella propria libertà religiosa anche davanti alla ostentazione dei simboli religiosi di un’altra religione.

Che poi la fede cristiana non abbia bisogno di riconoscimenti per manifestarsi o che ci siano ragioni di opportunità… è un altro discorso magari legittimo e condivisibile e condiviso anche da me… Ma ripeto il mio discorso verte sulla motivazione (che non conosciamo ancora per intero) e la motivazione è di una tale gravità che alla lunga se recepita come mi sembra che sia nel modo comune di pensare non potrà non essere all’origine di nuove guerre di in-civiltà! Siamo alla nascita ufficializzata di una nuova forma di fascismo ideologico che prima o poi prenderà mano alle armi e anzi sta già accadendo! Che Dio ce la mandi buona…

sam ha detto...

Oggi ho sentito i commenti sulla notizia al lavoro prima di leggere qualche giornale dell'una e dell'altra sponda....beh devo dire che non mi hanno convinto nè i commenti a difesa del crocifisso nè quelli contrari....mi spiego: io proprio non capisco che cosa ci sia di male nell'esporre il crocifisso nei luoghi pubblici e in che modo possa offendere qualcuno...così come non mi sento offesa nel vedere esposti i simboli di altre religioni.Chi difende il crocifisso esposto però, da come leggo e dai commenti che ho sentito, lo fa con la logica del: difendiamo la nostra identità CONTRO quella degli altri (vedi: "quelli" vengono qui a comandare, a dirci cosa dobbiamo fare come se fossero a casa loro, difendiamo i valori cristiani che sono "NOSTRI", ecc.ecc.con le solite trite e ritrite espressioni xenofobe/razziste... e notare che chi ha portato avanti la causa fino alla corte europea è una donna finlandese sposata con un italiano!) Chi invece è contrario al crocifisso in aula non per questo dimostra di essere più tollerante, anzi sembra quasi che solo vederlo gli faccia un torto e tira in ballo delle libertà che non capisco, perchè le libertà che creano intolleranza mi sembrano tutto fuorchè libertà....stavolta anche il quotidiano che preferisco non mi trova d'accordo!

sam ha detto...

Scusate aggiungo un pezzettino al mio commento....leggo adesso la motivazione della signora (madre di due figli) che ha portato a Strasburgo il caso: "non voglio irritare nessuno, ma il crocifisso si porta dietro tante cose negative, a cominciare dalla discriminazione verso le donne e gli omosessuali"...Ho pensato a quel passo del Cammino di Perfezione dove Teresa dice: "Signore, quando eri qui sulla terra, non disprezzasti affatto le donne, anzi le trattasti con molta benevolenza e trovasti in loro tanto amore e persino maggior fede che negli uomini..." Se come leggo in un altro articolo quella mamma l'ha fatto spinta dall'"amore peri i figli e il desiderio di proteggerli"...beh mi sembra che andrebbero protetti da ben altro!!

Mario ha detto...

Perfettamente d’accordo sam. E come dici questa donna come molti altri credenti e non-credenti, non riescono ad uscire dal disprezzo per l’altrui fede e morale… e cammino storico. La sentenza della Corte di Strasburgo è grave proprio per questo: alimenta - nel tentativo di “omologazione” - questa mentalità conflittuale. Un concetto di diritto e libertà che si fonda sulla eliminazione dell’altro, di quanto più caro e fondante possa avere l’altro: il suo orizzonte di fede e di simboli. Altro che libertà! Ti invito a meditare le parole di Cacciari che ho messo in evidenza e che va in ben altra direzione!

'ntonia ha detto...

E' questo il servizio che apprezzo di questo blog: stimolare la consapevolezza di chi siamo, dove stiamo andando (la formazione presso il Carmelo sul regno di Dio), di come la vita quotidiana ci stimola sempre im modo meno approssimativo ad essere formati, a saper rispondere ai tanti perchè, la passione per la tua vita da interpretare....
Da soli non si riesce...
..... grazie

sam ha detto...

Ho visto che la pagina d'accoglienza del sito delle carmelitane di parma ha dedicato un pensiero al crocifisso....mi ha molto commosso (la carmelitana al centro tiene in mano il crocifisso come Teresina)
Buona serata a tutti....

.Cecilia ha detto...

Spesso purtroppo è riempito dal peggio: dai simboli celtici alle zucche di Halloween... che così innocui non sono! Per non parlare di svastiche e saluti romani... che certamente sono quanto di peggio il disumano esprime...

così scrivi.
ma, se è vero (ed è assolutamente vero, secondo me) che come tu dici non si tratta di far la guerra nè alla religione in quanto tale, nè alla croce in particolare; perché non evitare di leggere anche i simboli e riti celtici, e lo splendido swastika, unicamente nella loro veste di vessilli impropri di ideologie moderne, e restituire invece loro dignità?
non è solo una questione di purismo simbolico o di recupero forzato di tradizioni che non possono continuare a vivere senza una sensata e naturale evoluzione.
mi preme però che, contestando la cecità con cui credenze e simboli vengono spesso maneggiati - o branditi - non si cada nello stesso errore di considerarli in maniera parziale.

dettaglio (rilevante) a parte, mi trovi d'accordo sul contenuto dell'intervento - conciso e molto puntuale come nel tuo stile.

Mario ha detto...

@Cecilia: osservazione intelligente e per nulla da scartare...
Quindi non conta tanto il simbolo ma il significato che se ne dà. Ora non nego a priori che questi simboli e persino la svastica abbiano una loro originaria dignità: Sappiamo che la croce uncinata ha un grande valore nell'induismo... e similmente per riti e simboli celtici... ciò non esclude che essi siano utilizzati, almeno in Italia (e a questa mi riferivo visto che si tratta di "croci" in aule italiane), spesso in chiave opposta a quella che li ha generati... Mi si potrebbe obiettare giustamente che lo stesso valeva (o vale?!) per la croce, spesso usata a "sproposito" (e non certamente per colpa "sua").. Quindi accettiamo l'osservazione e rileviamo che come sempre ha ragione il Vangelo quando ci invita a non fare di ogni erba un fascio ma a vegliare in continuazione esercitando permanentemente il discernimento... Grazie, per il tuo evangelico contributo...

.Cecilia ha detto...

uh, "non fare di ogni erba un fascio" di questi tempi è sinistramente attuale, come modo di dire.
mi permetto, ma solo nel mio piccolo e sulla mia pelle, di riderci su.
di recente ho scritto di volermi affidare alla misericordia e all'ironia (quella migliore, quella almeno un po' salvifica): non posso che riconfermarne la necessità...
... 'notte.

'ntonia ha detto...

Aggiungo solo che i "simboli" per la massa di persone, tutti compresi e quindi anche me, evidenziano o solo l'aspetto esteriore o il ricordo negativo della nostra memoria, purtroppo associato all'uso (inconsapevole?! ignorante del sapere?! superficiale?!) che ne viene fatto.

.Cecilia ha detto...

sì, senza dubbio esiste una problematica bella grossa (anzi più d'una) rispetto ai simboli, 'ntonia.
ed è bella grossa anche perché il simbolo è proprio quella cosa che va, o vuole andare, alla radice di senso delle persone e delle vicende che ne fanno uso - e quella della radice di senso è un discorso importante e bellissimo, che molto spesso ho incontrato su
questo blog.

certo non è sufficiente, volendo aprire una riflessione sui simboli, dichiarare (magari con
una conoscenza degli stessi a propria volta parziale) per esempio che lo swastika è "positivo" nell'induismo - e non solo - e "negativo" nel neonazismo.
per niente, sarebbe anzi inesatto e deleterio per il valore che i simboli hanno e sempre avranno per noi uomini.
anche se qui, naturalmente, più che di aprire una riflessione si trattava di lasciare un appuntino.

penso però, tornando a quel che dici, che l'uso del simbolo sia per sua natura raramente consapevole (e ciò non è un male! è così che funziona, semplicemente), e raramente superficiale.
è vero, di casi in cui ci potremmo guardare e dire (con un po' di cultura e magari con un briciolo di presunzione): "quello lì non ha capito il senso del simbolo e ne diffonde un'idea sbagliata" sono parecchi. ma è altrettanto vero che, secondo me, nessuna interpretazione che ne viene data è mai del tutto priva di valore: ecco perché il simbolo conta, perché non cade mai a vuoto.

eh, spero di essermi fatta capire e non essere sembrata un'enciclopedia astratta :)

'ntonia ha detto...

Ho compreso il tuo discorso, ritengo che occorra sforzarsi di esprimere i concetti in modo semplice, quanto più sintetici. E' uno sforzo , lo comprendo, però credo che le persone che incontro debbano BERE la semplicità dei miei sentimenti.
Non è facile, ma i discorsi complicati sono più da intellettuali e non da gente comune.
Se esiste il desiderio di condivisione.... occorre anche sforzarsi e voler condividere.
Sono consapevole che posso essere accusata di eccessivo semplicismo.
Ma se vivi in mezzo alla gente comune, non puoi fare discorsi intellettuali anche di fede, mi sforzo di mettermi sempre NEI PANNI di chi mi sta davanti.
Un altro discorso è questo blog o una formazione, allora accetto tutto. Il mio timore, perchè succede a me, è che diamo per scontate verità di cui sappiamo NULLA e sono felice di poter condividere con tutti voi le mie interiorità.
Grazie Cecilia dei tuoi interventi.

Mario ha detto...

Qui Cecilia non ti seguo più e sostanzialmente non condivido…
Non è certo qui il caso di fare un corso sul simbolo o sui simboli… Qualcosa ho scritto “en passant” in questo blog… e qualcosa puoi trovare anche in rete…
Io distinguerei tra consapevolezza e tematizzazione. Se un simbolo è utilizzato da qualcuno è perché quella persona con quel simbolo vuole esprimere consapevolmente “qualcosa”, che “per lui” è un valore. E lo esprime sempre in modo consapevole anche se non necessariamente in modo riflesso: la “tematizzazione” può essere fatta da altri, ma lui ne accoglie consapevolmente “il messaggio”…

Per questo c’è simbolo e simbolo. Il simbolo collega il segno al suo valore, cioè il significante (segno che lo trasmette) al suo significato (il valore a cui rimanda) per questo è (o dovrebbe essere se “symbolum”) “immediatamente” significativo

Ora c’è un rimando originario che può essere andato perduto: in tal modo il simbolo perde la sua “efficacia simbolica” – non è più simbolo – in quanto non c’è più relazione tra significante e significato. Tecnicamente perde di “significatività”, cioè non è più significativo. E allora abbiamo l’assurdo di doverlo spiegare: segno che il “segno” non è più “segno” perché non è più “immediato” (l’immediatezza è un’altra caratteristica del simbolo: cfr le nostre liturgie i cui simboli vanno continuamente spiegati perché non si ha il coraggio di sostituirli con altri più significativi).

Anche il simbolo cioè col tempo può “usurarsi” e perdere il significato originario o ancora subire una trasformazione radicale: il segno rimanda ad “un altro” significato che non è più quello originario. E qui mi fermo.
Ora per tornare alla svastica… un conto è ciò che “significa” in oriente, un conto è quel che “significa” in occidente… un simbolo legittimo in un “contesto culturale” può non esserlo più in un altro. E la svastica in Europa non rimanda a un valore ma a un disvalore e chi lo usa in “occidente” anche se non ha presente tutti i terribili risvolti storico-esistenziali che esso rappresenta, sa benissimo che – anche se, ripeto, in modo non riflesso – esso è comunicativo di un messaggio di morte: per gli ebrei, per i “negri”, per i gay, ecc… per quelli che non sono della mia “razza”, “cultura”, “gruppo”, ecc… Che i nazisti lo usassero ponendovi un valore posso ammetterlo (anche se non ne sono completamente convinto: troppo mostruoso è il messaggio per non sentirne il disvalore), che quel “valore” non fosse, e non è, un valore, spero che anche questo si possa oggi ammetterlo “pacificamente”…
A questi, con le dovute differenze, si possono associare tutti i simboli (come quelli celtici) usati spesso (non potendo usare la svastica?) in chiave di contrapposizione identitaria ad altre culture e identità culturali e/o geografiche (e/o razziali?)…
Più complesso è il discorso per altri simboli, che come tutte le realtà umane, hanno una loro storia e una loro progressiva “evoluzione” (che può essere anche “involuzione”) storica… per questo condivido il tuo discorso precedente su un continuo discernimento da esercitare nello spirito evangelico… ;o)

.Cecilia ha detto...

Vediamo se riesco ad essere chiara (il che è doppiamente diffiicile per una cieca come Cecilia, e poi di Chiara già ne abbiamo una che sa il fatto suo).
Ho aperto quella parentesi per annotare una cosa secondo me importante, ma nulla più: infatti anche rispondendo ad 'ntonia ho cercato - nei limiti del possibile, cioè senza banalizzare una cosa che banale non è - di limitare il discorso a quanto già detto.
Nessun "corso" dunque, anche se trovo normale ed utile, in un confronto, che capiti di allargare il campo della tematica trattata: i simboli sono uno dei settori di cui mi occupo ed è spontaneo che suscitino la mia riflessione, mentre nello stesso frangente altri coglieranno e svilupperanno di più altre cose.

Trovo importante ciò che dici a proposito della (ri)tematizzazione di un simbolo e del coglierne, più o meno passivamente, il messaggio nuovo o antico che sia.
E' appunto una di quelle problematiche che ruotano attorno alla definizione e ridefinizione di senso in questi casi.

E' anche vero che un segno può non risultare immediatamente efficace nel trasmettere un significato, come scrivi: questo può avvenire per molti motivi.
Non è esatto invece, secondo me, pensare che il significato originario, il primo fra tutti, possa andar perduto: una caratteristica dei simboli infatti, oltre all'immediatezza, è quella di essere connotati da un significato "primo", ancestrale ed archetipale, del quale sono espressione immodificabile - vi si possono sovrapporre altri strati di senso, ma non cancellarne per così dire l'essenza.

E questo accade anche perché, come scrivevo, la comprensione del simbolo (nel suo significato archetipale) è di rado pienamente consapevole: non perché le persone approccino il simbolo in maniera distratta e senza una precisa volontà (come tu giustamente noti, è vero il contrario), ma piuttosto perché la natura stessa del simbolo è di riferirsi ed agire principalmente su e nell'inconscio, ad un livello della coscienza profondo.
Anche se effettivamente lo swastika ha diversi "volti" secondo il diverso contesto culturale entro il quale viene mostrato, non potrà mai cambiare realmente natura: quella di simbolo rappresentativo della dinamica di costruzione della vita (ed in antitesi, della distruzione della stessa. Mi viene un ulteriore appunto, ma non entro oltre nel merito).
Mi interessa invece notare come, non per nulla, la svastica nazista non sia affatto lo stesso swastika orientale: i bracci invertono la direzione. Ora, anche senza essere studiosi di simbologia, quel simbolo rappresenta e si rappresenta apertamente come simbolo di morte. I nazisti non hanno ribaltato in senso stretto il significato dello swastika, non lo hanno frainteso: hanno "semplicemente" utilizzato una diversa versione, ma pre-esistente e non costruita all'uopo, del simbolo.
Per il resto, su swastika e croce celtica vale quel che dici: mi pare che siamo d'accordo. La "distruzione" orientalmente intesa come elemento contrapposto alla costruzione, secondo il principio della dualità, non è paragonabile o trasformabile nella contrapposizione etnica o simili. E questo sì, è un fraintendimento - dalle conseguenze gravi, perché se è vero che i simboli mantengono inalterata la loro natura ancenstrale, è anche vero che ciò non impedisce a chi li usa male di far del male, un male realissimo, alle persone.
Non è certo mia intenzione nè preoccupazione giustificare alcun pazzoide per salvaguardare la dignità dei simboli - e i simboli sono fatti per le persone, non le persone per i simboli; su questo convieni?

.Cecilia ha detto...

Ed eccoci tornati dunque alla necessità di discernimento: che poi è la conclusione più riassuntiva e fondamentale di tutto il lungo (ma interessante, credimi) discorso.
I simboli sono neutri: non rappresentano un valore o un disvalore, solo un dato di realtà. Valore e disvalore moralmente e culturalmente intesi sono connotazioni di cui vengono rivestiti poi da noi, secondo la congiuntura storico-geografica-etnica-ecc., ed è necessario e ovvio che sia così, ma resta un momento successivo nella "vita" del simbolo.
Di nuovo, a fare la differenza siamo noi.

'ntonia ha detto...

Con la mia semplicità mi trovo in accordo con il discernimento di Cecilia, e ringrazio ancora per le tutte le vostre spiegazioni
Un abbraccio a tutti

.Cecilia ha detto...

grazie a te, 'ntonia :)

Mario ha detto...

@.Cecilia… e @’ntonia: A questo punto mi sento obbligato a rispondere… Senza voler per questo riaprile “le danze”…

Cara Cecilia, è molto illuminante il tuo ultimo commento.
Se affermi che I simboli sono neutri: non rappresentano un valore o un disvalore, solo un dato di realtà. Valore e disvalore moralmente e culturalmente intesi sono connotazioni di cui vengono rivestiti poi da noi, secondo la congiuntura storico-geografica-etnica-ecc., ed è necessario e ovvio che sia così, ma resta un momento successivo nella "vita" del simbolo, vuol dire che in qualche modo, non so come lo giustifichi, il simbolo esiste di per sé, indipendentemente dall’uomo, e poi l’uomo storico nella sua concretezza gli dà un “valore” (che per altri o in altri contesti, può essere un disvalore) ecc., ecc.

Ora anche se in alcuni passaggi riusciamo sensatamente ad incontrarci su una posizione comune – come nel giudizio negativo sull’uso dei simboli nazisti, ecc. – è qui che c’è la differenza di prospettiva tra di noi…

Per me non esiste il simbolo “in sé”: senza l’uomo/donna il simbolo non esiste! È l’uomo che gli dà un significato e ne fa un segno significante, significativo per lui e per colui a cui è indirizzato… Come la p/Parola! Come una rosa, come il cuore, come i quattro punti cardinali (la croce è anche questo)… il pane e il vino… Per questo il simbolo non è mai neutro… Ha una sua storia, strettamente legata a quella degli uomini (e quindi cultura, tempo, spazio e per questo nascono, crescono e possono morire).

Ancora una volta, sono sempre più convinto che quello che deve guidarci nella riflessione è la concretezza della storicità umana (cfr “Incarnazione”), il resto per me è “smarrimento”. ;o)

'ntonia ha detto...

Sempre e comunque nel rispetto del cammino di ognuno. Tu sei arrivato dove ti trovi,Mario. Io no, sono ad un altro punto del canmmino, non avanti, non indietro; ma soltanto il mio.
Ascolto, leggo, rifletto sulla MIA personale visione della vita, aperta, pronta a mutare convinzione se ciò che incontro mi apre un'altra prospettiva verso ......
Io mi fermo qui e come sempre ringrazio di cuore

Mario ha detto...

@’ntonia: perfettamente d’accordo carissima… Quello che dici è talmente ovvio… che fai bene a ricordarlo per non darlo mai per scontato. È proprio questa la ragione per cui siamo qui: nel rispetto del cammino di ciascuno… camminare insieme! Grazie. ;o)

.Cecilia ha detto...

@ Mario:
nemmeno a me interessa riaprire le danze: so di avere un'ottica e diverse posizioni differenti dalle tue, e pur non potendo nè volendo fare a meno del confronto, vi sono punti oltre i quali semplicemente non ci si intende più.
detto questo, in realtà io ritengo che quanto tu scrivi sull'incarnazione (del simbolo e non) non sia affatto antitetica e non escluda, ma anzi faccia già parte di quanto io scrivo più sopra, a proposito del simbolo come elemento primigenio.
ne scriverò altrove, e semmai volessi indagare mi farò trovare ;)

intanto un saluto ed una stretta di mano molto concreta, ma pure simbolica.

Mario ha detto...

Ricambio di cuore... e grazie ancora per la tua apertura al dialogo (cosa così rara oggi) ;o)

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