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venerdì 19 ottobre 2007

Il sostegno degli altri...

«Ma il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra?».
Anche se può sembrare strano, mi sembra utile partire dalla fine… mi spiego… questa domanda sconsolata, posta da Luca sulla bocca di Gesù, chiude il brano di vangelo che la liturgia di questa domenica ci propone e quindi chiude anche la liturgia della parola stessa…
Io invece la utilizzo come esordio perché mi pare che le letture convergano tutte nel tentativo di articolarne una risposta…
Sono 3 gli elementi su cui il libro dell’Esodo, la Lettera di san Paolo a Timoteo e Luca 18,1-8 pongono la nostra attenzione:
1- il sostegno degli altri;
2- le Sacre Scritture;
3- la preghiera.
A Gesù e con Gesù risponderei che troverà ancora la fede sulla terra, se l’uomo saprà lasciarsi sostenere dai suoi fratelli e sorelle, lasciarsi scrivere la vita dalle Scritture e lasciarsi incontrare dal Tu di Dio.
Più precisamente…
La prima lettura (Es 17,8-13) ci presenta la situazione di Israele che scende in battaglia contro il nemico, in questo caso gli Amaleciti. Al di là delle questioni storiografiche a noi interessa la rilettura teologica della storia che gli autori di Esodo hanno prodotto: non si può (né ha senso) ricostruire quale sia la realtà storica che c’è dietro a questo bastone, che, alzato, ha il potere di fare di Israele il più forte, o alle parole che Dio direbbe a Mosè: «Scrivi questo in un libro perché non sia mai dimenticato; di' a Giosuè: Io voglio annientare gli Amaleciti; nessuno sulla terra si ricorderà più di loro!» (v. 14, che forse per custodire le orecchie sensibili del lettore di oggi, il liturgista omette…).
L’attenzione deve andare infatti al fatto che chi scrive questo brano crede nella potenza efficace di Dio nella storia, nella mediazione dell’uomo (Mosè in questo caso) e soprattutto – quello che interessa maggiormente noi oggi – chi scrive sembra credere (almeno in questo caso) nel fatto che né la potenza di Dio, né la mediazione mosaica avrebbero ottenuto “l’effetto sperato”, se Aronne e Cur non si fossero messi lì a tener su le braccia di Mosè.
Sinceramente immaginarsi la scena fa anche un po’ sorridere, ma immediatamente ci riporta alla nostra vita… Quante volte vorremmo che qualcuno tenesse su il nostro bastone… quante volte crediamo nella potenza efficace di Dio nelle battaglie della nostra vita, della Chiesa, del mondo. Quante volte ci sentiamo come Mosè, protagonisti della buona riuscita della battaglia (penso alle tante persone che si mettono nelle nostre mani… ai nostri poveri…)… Ma quante volte tutto è troppo pesante… e le braccia ci cadono…
E il rischio è che con le braccia e il bastone abbassato la battaglia che si perde è proprio quella della fede: «Ma il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra?». Troverà ancora l'uomo disposto a dar credito al fatto che la vita evangelica che proviamo a vivere sia veramente vitale? Troverà chi crede ancora che ne valga la pena?
Per quanto mi riguarda, il Figlio dell’uomo mi troverà ancora con la fede solo se i miei fratelli si metteranno lì a tenermi su le braccia.
E in questa linea anche l’invito incalzante di Paolo a Timoteo mi sembra proprio la scena di un fratello che “tiene su le braccia” all’altro: «Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza».
Il Figlio dell’uomo troverà ancora la fede sulla terra se l’uomo resterà saldo in quello che ha imparato e di cui è convinto… Cosa sappiamo? Di che cosa siamo convinti? E perché? Sappiamo le Sacre Scritture, lo loro logica, il loro istruirci per la salvezza (che per Paolo è Gesù: «La salvezza si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù»). Ne siamo convinti perché sappiamo da chi abbiamo appreso questa verità: e ognuno ha il suo/i suoi volti che l’hanno convinto di quella che poi è diventata la verità della vita.
Paolo allora, con la sua passione, ci invita a custodire un secondo elemento fondamentale perché il Figlio dell’uomo trovi ancora la fede sulla terra: la saldezza nella Parola di Dio, essa «infatti è […] utile […] perché l’uomo di Dio sia completo». Completo, cioè pieno, compiuto… in una parola cristico!
E questa saldezza nella Parola, questo radicamento in essa, questo rimanervi avvinghiati, se serve, anche con le unghie, è talmente pregnante per Paolo che addirittura scongiura Timoteo «davanti a Dio e a Cristo Gesù» di annunciarla in ogni occasione!
E infine… il Vangelo…
Una delle chiavi di lettura di questo brano è la necessità della preghiera (necessità perché il Figlio dell’uomo trovi ancora la fede sulla terra…): «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare».
La preghiera in Luca è un tema che spesso riaffiora (cfr in particolare Lc 11,1-13) e anche Gesù è presentato spesso mentre prega (cfr 3,21; 5,16; 6,12; 9,18ss; 22,45).
Senza addentrarmi troppo in questo tratto del volto lucano di Gesù, ciò che mi colpisce è la precisazione «senza stancarsi». Essa può avere anche il senso di senza scoraggiarsi, senza farsi cadere le braccia (appunto)…
In proposito mi ritornano alla mente le parole di Teresa di GB: «Voi però, o Signore, conoscete la mia debolezza: ogni mattino prendo la risoluzione di praticare l'umiltà e alla sera riconosco che ho commesso ancora ripetuti errori di orgoglio. A tale vista sono tentata di scoraggiamento; ma capisco, anche lo scoraggiamento è effetto d’orgoglio. Voglio quindi, mio Dio, fondare la mia speranza su voi solo».
Teresina ha capito che l’unico modo per perseverare senza scoraggiarsi (l’unico modo perché il Figlio dell’uomo trovi ancora la fede sulla terra) è non fondarsi su se stessi, sulle proprie opere, sulla propria volontà… perché prima o poi le braccia cadono… ma fondarsi su Dio (sulla sua Parola, sulla relazione con Lui, che poi è la preghiera) intrecciati inestricabilmente ai fratelli.

1 commento:

Terry ha detto...

Il SIGNORE....
veglierà su di te,
ora e per sempre.

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