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venerdì 12 ottobre 2007

Bonhoeffer (lett a Eberhard, 21 luglio ’44)


[…] Mi ricordo di un colloquio che ho avuto tredici anni fa in America con un giovane pastore francese. C’eravamo posti molto semplicemente la domanda di che cosa volessimo effettivamente fare della nostra vita. Egli disse: vorrei diventare un santo – e credo possibile che lo sia diventato –; la cosa a quel tempo mi fece una forte impressione. Tuttavia lo contraddissi, e risposi press’a poco: io vorrei imparare a credere.
Per molto tempo non ho capito la profondità di questa contrapposizione. Pensavo di poter imparare a credere tentando di condurre io stesso qualcosa di simile a una vita santa. Come conclusione di questo percorso scrissi Sequela. Oggi vedo chiaramente i pericoli di questo libro, che sottoscrivo peraltro come un tempo.
Più tardi ho appreso – e continuo ad apprenderlo anche ora – che si impara a credere solo nel pieno essere-aldiquà della vita. Quando si è completamente rinunciato a fare qualcosa di noi stessi – un santo, un peccatore pentito o un uomo di Chiesa (una cosiddetta figura sacerdotale!), un giusto o un ingiusto, un malato o un sano –, e questo io chiamo essere-aldiquà, cioè vivere nella pienezza degli impegni, dei problemi, dei successi e degli insuccessi, delle esperienze, delle perplessità – allora ci si getta completamente nelle braccia di Dio, allora non si prendono più sul serio le proprie sofferenze, ma le sofferenze di Dio nel mondo, allora si veglia con Cristo nel Getsemani, e, io credo, questa è fede, questa è metànoia, e così si diventa uomini, si diventa cristiani. (Cfr. Ger 45!). Perché dovremmo diventare spavaldi per i successi, o demoralizzarci per gli insuccessi, quando nell’aldiquà della vita partecipiamo alla sofferenza di Dio? Tu capisci che cosa intendo dire, anche se lo dico così in poche parole. Sono riconoscente di aver avuto la possibilità di capire questo, e so che l’ho potuto capire solo percorrendo la strada che a suo tempo ho imboccato. Per questo penso con riconoscenza e in pace alle cose passate e a quelle presenti.

1 commento:

Hervé ha detto...

Per tradurre la cosa al livello pratico, Bonhoeffer dice : Tu stai davanti al volto di Dio, la grazia di Dio ha potere su di te, ma tu sei d’altra parte nel mondo, devi agir e operare, per cui mentre agisci ricordati che agisci sotto gli occhi di Dio, che egli ha una volontà, che questa deve essere fatta. Quale sia il suo contenuto, te lo dirà il momento.”

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