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lunedì 23 marzo 2009

La lingua

Parlare parlare... noi lo facciamo spesso. Ma siamo così sicuri che... “Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo.
Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta.
Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio alla. E il babbo serio: «Non si dice lalla, si dice aradio».
Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola.
«Tutti i cittadini sono eguali senza distinzione di lingua». L’ha detto la Costituzione pensando a lui.” Don Milani, Lettera a una professoressa, pag. 18

3 commenti:

Danila ha detto...

Ma la continuazione dov'è? O finisce così, come in prima pagina?
Importante accettare il linguaggio dei bambini, anche il dialetto locale non dovrebbe essere del tutto soppiantato: sono le radici di ogni essere umano. E' bene affiancarlo alla lingua nazionale. Ho letto da qualche parte che se i bambini parlano come è stato loro insegnato dalla nascita, e poi imparano bene l'italiano, saranno facilitati anche nell'apprendimento delle lingue straniere, poichè sono già bilingue!!E questo vale per gli stranieri che frequentano le scuole dell'obbligo, hanno diritto come tutti all'istruzione.

Martita ha detto...

ciao Danila. Inizio con il chiarire che non mi piace postare "la pappa pronta" e cioè lascio a voi la sintetizzazione delle provocazioni e l'integrazione nel vostro vissuto (se vi interessa, chiaro!). Poi se vi interessa anche saperne qualcosa in più dovete solo chiedere! Qui don Milani non parla nè di dialetto nè di giusta pronuncia. Egli usa questi due aspetti del parlare solo come pretesto per introdurre quella che è la sua (autentica!) idea di giustizia. Così intende screditare chi si vanta di parlare in maniera corretta e bandisce dai diritti chi parla dialetto. Ma questa metafora è solo per concretizzare un'idea di uguaglianza che va oltre... che non ha limiti di lingua nè di geografia. Per lui la lingua è un'opportunità (una delle più grandi) attraverso cui l'individuo esprime sè stesso: e quando può farlo? Beh, può farlo se messo in relazione con gli altri. E come si può relazionare con gli altri, ad esempio? Beh, attraverso la lingua. Capisci come è tutto un circolo?

Danila ha detto...

Cara Martita, se io scrivo che il dialetto, o il linguaggio dei bambini, è la radice di ogni essere umano, significa proprio rispettare questa radice. Ci si relaziona con gli altri, cercando di comprenderne proprio le radici. L'origine, gli usi, ecc. rispettandoli. Solo così nasce un dialogo costruttivo, coinvolgente. Uno scambio interculturale che è un dono, e non un limite.

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