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giovedì 26 marzo 2009

Lo j’accuse dell’Africa

L'Africa ci accusa
Perché è stata importante la missione africana di Benedetto XVI, nonostante le tante e ingenerose critiche che gli sono piovute addosso da ogni parte? Perché il Papa ha confermato di essere l’unico autorevole difensore del continente africano presso il resto del mondo. Ma attenzione: non dei Governi africani, per lo più corrotti [da noi!], ma dei popoli africani. Molti leader, saldamente al potere da anni, come in Camerun e Angola, si arricchiscono a dismisura sulla pelle della gente, senza alcun rispetto per le regole della democrazia. Oligarchi senza pietà all’arrembaggio dei propri popoli.
Di fronte ai gravissimi problemi del continente (guerre, sfruttamento, carestie, malattie...), nessun leader occidentale alza mai la voce. Lo fa solo la Chiesa. A Luanda il Papa ha dato una lezione di democrazia all’inossidabile presidente Dos Santos, al potere da 1979 e con nessuna intenzione di mollare, prima marxista e ora campione del "turbocapitalismo" senza pietà, con l’aiuto di Pechino. Ma i soldi del petrolio e dei diamanti di questa nazione ricchissima di risorse finiscono nelle tasche del presidente e di 120 famiglie sue fedelissime, mentre 15 milioni di angolani sono ridotti alla fame.
Nel palazzo del presidente un Papa coraggioso ha dettato le regole: trasparenza, rispetto, onestà, media liberi e magistrati indipendenti. Preoccupazioni diplomatiche? Nessuna, perché l’unico riferimento è il Vangelo.
L’Africa è un continente dimenticato e rapinato. Il Papa è il solo a esortare gli africani a «non svendere la propria dignità», al contrario di quanto sollecita il ricco Occidente. E la Chiesa, oggi, pubblica un documento coraggiosissimo per il prossimo Sinodo speciale dei vescovi africani. Testo che andrebbe letto per intero, non soltanto in Africa. È una lezione geopolitica, un esame di coscienza, per noi e i governanti africani, mette in crisi l’egoismo dell’Occidente, che spesso scivola nel razzismo.
Il viaggio del Papa aveva lo scopo di consegnare quel testo ai vescovi del continente. Forse, dovrebbero leggerlo per primi tutti coloro che, nel nome di una globalizzazione tragica, operano autentiche nefandezze, depredando l’Africa delle sue ricchezze. Sono gli stessi che paracadutano milioni di preservativi, a pioggia, illusi d’aver trovato la scorciatoia per debellare l’Aids. E per mettersi a posto la coscienza.
Intellettuali e politici di tutto il mondo hanno gridato allo scandalo, hanno dato del «leggermente folle» al Papa, perché ha osato mettere in dubbio che il profilattico sia la soluzione di tutti i mali. Davvero non c’è dietro la sollecitazione delle multinazionali del condom? Domanda legittima, anche perché i medici del Camerun e dell’Angola ritengono sia meglio abbassare il prezzo del cibo che quello dei profilattici. Lo stesso vale per le cure, che non ci sono. I successi del progetto "Dream" della Comunità di Sant’Egidio sono lì a dimostrare che con acqua pulita, cibo e una sanità che funziona, la carica del virus può calare.
L’investimento solo sul preservativo condanna a morte 22 milioni e mezzo di africani che l’Aids ce l’hanno già. È una soluzione minimale, che nasconde gli interessi di industrie, Governi e grandi Ong. Distribuire preservativi – dicono medici e associazioni africane – blocca nella gente una riflessione seria sulla sessualità, la violenza sessuale, la dignità della donna. Evidentemente, a chi ha dimezzato gli aiuti allo sviluppo e alla cooperazione, e nega dignità ai popoli dell’Africa, va bene così.

4 commenti:

Danila ha detto...

A questo punto, non c'è più nulla da commentare, ma solo prendere in atto quanto riportato dall'articolo e dai commenti di Mario ed Hervé, imparare a controbattere chi dice cose contrarie, molto probabilmente a causa della disinformazione, o di assurdi preconcetti. Nessuno di noi, infatti, è coinvolto negli interessi delle multinazionali e quindi non ci resta che informare e pregare affinché certe teste presuntuose e certi cuori egoisti si aprano alla carità che è Amore.

'ntonia ha detto...

Disinformazione e preconcetti, secondo me, sono i mali peggiori di noi cattolici cosiddetti "praticanti".
Come è difficile accogliere le novità oppure il pensiero diverso di altri. Riflettiamoci!
Ho letto e riletto i commenti al post di Mario sulle lobby e più li leggevo e più non comprendevo...
Come è difficile lasciarsi amare ed accogliere le idee dell'altro, i bisogni dell'altro, i desideri dell'altro. Tutti pronti a criticare, a vuotare parole del nostro IO, forse senza dubitare che il nostro pensare, credere è soltanto la nostra immagine di quella vita che proiettiamo sullo schermo del nostro quotidiano. Impariamo a ascoltare, riflettere e verificare quanto è difficile seguire LUI nella contemplazione e meditazione della Sua Parola. Le letture che ci hanno accompagnato questa
settimana hanno parlato spesso di non ascolto dell'umanità, allora come oggi. Grazie per questa possibilità moderna che ci permette di scambiare, approfondire e attuare un senso più profondo della vita.

Danila ha detto...

@Antonia.
Sono molto belle, le tue parole, e santificarsi significa anche accettare l'altro, con tutto quanto comporta, nel bene e nel male. Ma noi cattolici dovremmo anche "informare", "istruire", chi non sa, e poichè ognuno di noi poco o tanto non sa, dobbiamo istruirci a vicenda, così come sostiene S. Paolo. Anche uno scambio di idee con contenuti opposti, può aiutarci a camminare verso il Signore. Tutto serve per la crescita spirituale, tutto ci plasma, e a volte ci scortica, come quella pietra di cui parla S. Giovanni della Croce, quella pietra grezza che, per renderla bella, viene incisa e levigata dallo scultore. Lo scambio sulla lobby è servito anche a questo. Non si condivide se non si accetta un punto di vista che magari è diametralmente opposto al nostro. E per me quel blog ha avuto questa dinamica. Ma in fondo, sto dicendo quanto tu stessa affermi, no? Un abbraccio grande

'ntonia ha detto...

E' proprio così Danila. E' nostro dovere informarci e istruirci e l'utilizzo dei mezzi moderni ci aiuta, ma è il tono, il modo del dialogo che fa la differenza.
Ascoltare il parere dell'altro, senza dubbio diverso dal mio perchè ciò che ricevo è filtrato dal mio vissuto e dalla mia storia. Ma, mi ripeto, è comunque importante ascoltare, riflettere e cercare di comprendere.
Ricambio l'abbraccio e serena domenica

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